La
nascita e la diffusione delle società letterarie è strettamente collegata al
quadro storico che si è profilato nel primo ventennio del XX secolo. L’evento
eclatante che ha stravolto il corso degli eventi è da ricercare agli inizi del
‘900.
La Rivoluzione Letteraria si preoccupava principalmente
della sostituzione della lingua letteraria ad uso di pochi, con l’uso della
lingua parlata. Era il 1915 quando Hu Shi e l’amico Chao Yuanren ne discussero
seriamente. Quest’ultimo si era interessato maggiormente alla questione
dell’alfabetizzazione cinese e proponeva delle metodologie utili a favorire
questo processo.
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| Hu Shi |
Era il gennaio 1917, quando Hu Shi e Chen Duxiu pubblicarono nelle colonne della
rivista Gioventù Nuova,新青年 Xin Qingnian, organo degli
intellettuali cinesi progressisti, un articolo intitolato “Opinioni su una
riforma della letteratura” , 文学改良刍议Wenxue
Gailiang Chuyi, invocando la necessità di una “Letteratura Nuova”.
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| copertina della rivista Gioventù Nuova |
Hu Shi sosteneva la necessita' di una letteratura caratterizzata
da sentimenti veri e pensieri concreti, una letteratura che
ponesse enfasi sulla grammatica ma che allo stesso tempo si avvalesse di
espressioni colloquiali e parole d’uso quotidiano. Invitava gli scrittori a
tenere lontano le idee pessimistiche, i discorsi artificiosi, i cliché
stereotipati, le allusioni astruse e irrilevanti e invitava a liberarsi dalla prosa parallela
e dal verso regolato.
Nel suo
articolo, Hu Shi indicava gli otto punti cui avrebbe dovuto ispirarsi un
movimento per la rivoluzione della letteratura:
- scrivere per dire qualcosa;
- non imitare gli antichi;
- avere maggiore cura della grammatica;
- sopprimere le inutili espressioni
sentimentali;
- non adoperare le frasi fatte;
- non servirsi più di illusioni classiche;
- non adoperare frasi simmetriche;
- non rifuggire dall’impiego di parole e
espressioni popolari.
Per dar maggior credito al
suo programma Hu Shi fece ricorso all’autorità di scrittori stranieri, per
meglio illustrare il quarto punto egli scriveva:
I
giovani scrittori d’oggi tendono a servirsi di espressioni sentimentali in
maniera esagerata…basta che vedano tramontare il sole perché si sentano già
vecchi o che soffi il vento d’autunno perché pensino alla miseria. Al principio
della primavera essi si preoccupano già ch’essa possa trascorrere troppo
presto. Quando i fiori sono in sboccio si rattristano al pensiero che presto
appassiranno. Un simile modo di esprimersi è proprio di un popolo
decadente…come potremmo sperare di salvare il nostro paese se continueremo a
scioglierci in lacrime? Mi auguro perciò che i nostri scrittori divengano simili
a tanti Fichte e tanti Mazzini e non imitino invece Qu Yuan
e Jia Yi.
A
chiarimento dell’ultimo punto, Hu Shi ricordava che così come i grandi Dante e
Lutero avevano avuto il coraggio di usare il volgare al posto del latino, gli scrittori cinesi dovevano agire allo
stesso modo: lo stile letterario doveva cedere il posto ad
uno stile più semplice, corrispondente alla lingua parlata.
Dopo
appena un mese dalla pubblicazione dell’articolo, Chen Duxiu pubblicò un saggio
su Gioventù Nuova dal titolo “Sulla Rivoluzione Letteraria”.
In questo saggio Chen Duxiu si fa sostenitore di tre slogan:
- Distruggere la letteratura finta e artificiosa di pochi aristocratici e creare una letteratura del popolo
semplice ma espressiva;
- distruggere il classicismo stereotipato e monotono,
per creare una letteratura basata sul realismo, vera e sincera;
- distruggere la letteratura pedante, oscurantistica
e intangibile di pochi eremiti e reclusi per creare una letteratura popolare
vivace.
È ovvio
che tali affermazioni provocarono il malcontento generale sollevando un coro di
critiche da parte dei letterati tradizionalisti; gli avversari accusavano Hu
Shi di voler imbarbarire la lingua cinese con la pretesa di introdurre forme
grammaticali straniere e creare orribili neologismi.
Hu Shi
e Chen Duxiu chiedevano chiaramente che la letteratura fosse espressa non nella
lingua classica 文言(wenyan) bensì nel dialetto
contemporaneo 白话 (baihua), senza distinzioni di
argomento o genere.
I
dibattiti di “Gioventù Nuova” sull’opportunità di usare il baihua come veicolo per la
letteratura continuarono anche nel 1918 inoltrato. Nella primavera di quell’anno
la stessa rivista pubblicò il primo importante lavoro creativo scritto secondo
le nuove direttive :il racconto “Diario di un pazzo”狂人日記Kuangren riji di Lu Xun. Questo
racconto scritto in baihua non si era rifatto ai modelli della
letteratura cinese, ma aveva tratto ispirazione da novelle straniere
occidentali, in particolare di lingua russa.
-Li Tian Yi, "Continuity and Change in Modern Chinese Literature", in Annals of the American Academy of Political
and Social Science, Vol. 321,Contemporary China and the Chinese (Jan.,
1959), pp. 90-99.
- Hu Shih, The Chinese Renaissance, Chicago, University of Chicago Press, 1934, p. 44.