martedì 17 luglio 2012

Letteratura: La Rivoluzione Letteraria


La nascita e la diffusione delle società letterarie è strettamente collegata al quadro storico che si è profilato nel primo ventennio del XX secolo. L’evento eclatante che ha stravolto il corso degli eventi è da ricercare agli inizi del ‘900.
La Rivoluzione Letteraria si preoccupava principalmente della sostituzione della lingua letteraria ad uso di pochi, con l’uso della lingua parlata. Era il 1915 quando Hu Shi e l’amico Chao Yuanren ne discussero seriamente. Quest’ultimo si era interessato maggiormente alla questione dell’alfabetizzazione cinese e proponeva delle metodologie utili a favorire questo processo. 
Hu Shi
Era il gennaio 1917, quando Hu Shi e Chen Duxiu pubblicarono nelle colonne della rivista Gioventù Nuova,新青年 Xin Qingnian, organo degli intellettuali cinesi progressisti, un articolo intitolato “Opinioni su una riforma della letteratura” , 文学改良刍议Wenxue Gailiang Chuyi, invocando la necessità di una “Letteratura Nuova”.
copertina della rivista Gioventù Nuova

Hu Shi sosteneva la necessita' di una letteratura caratterizzata da sentimenti veri e pensieri concreti, una letteratura che ponesse enfasi sulla grammatica ma che allo stesso tempo si avvalesse di espressioni colloquiali e parole d’uso quotidiano. Invitava gli scrittori a tenere lontano le idee pessimistiche, i discorsi artificiosi, i cliché stereotipati, le allusioni astruse e irrilevanti  e invitava a liberarsi dalla prosa parallela e dal verso regolato.
Nel suo articolo, Hu Shi indicava gli otto punti cui avrebbe dovuto ispirarsi un movimento per la rivoluzione della letteratura:

  • scrivere per dire qualcosa;
  • non imitare gli antichi;
  • avere maggiore cura della grammatica;
  • sopprimere le inutili espressioni sentimentali;
  • non adoperare le frasi fatte;
  • non servirsi più di illusioni classiche;
  • non adoperare frasi simmetriche;
  • non rifuggire dall’impiego di parole e espressioni popolari.

Per dar maggior credito al suo programma Hu Shi fece ricorso all’autorità di scrittori stranieri, per meglio illustrare il quarto punto egli scriveva:

I giovani scrittori d’oggi tendono a servirsi di espressioni sentimentali in maniera esagerata…basta che vedano tramontare il sole perché si sentano già vecchi o che soffi il vento d’autunno perché pensino alla miseria. Al principio della primavera essi si preoccupano già ch’essa possa trascorrere troppo presto. Quando i fiori sono in sboccio si rattristano al pensiero che presto appassiranno. Un simile modo di esprimersi è proprio di un popolo decadente…come potremmo sperare di salvare il nostro paese se continueremo a scioglierci in lacrime? Mi auguro perciò che i nostri scrittori divengano simili a tanti Fichte e tanti Mazzini e non imitino invece Qu Yuan[1] e Jia Yi[2].

A chiarimento dell’ultimo punto, Hu Shi ricordava che così come i grandi Dante e Lutero avevano avuto il coraggio di usare il volgare al posto del latino, gli scrittori cinesi dovevano agire allo stesso modo: lo stile letterario doveva cedere il posto ad uno stile più semplice, corrispondente alla lingua parlata.
Dopo appena un mese dalla pubblicazione dell’articolo, Chen Duxiu pubblicò un saggio su Gioventù Nuova dal titolo “Sulla Rivoluzione Letteraria”. 
In questo saggio Chen Duxiu si fa sostenitore di tre slogan:

  • Distruggere la letteratura finta e artificiosa di pochi aristocratici e creare una letteratura del popolo semplice ma espressiva;
  • distruggere il classicismo stereotipato e monotono, per creare una letteratura basata sul realismo, vera e sincera;
  • distruggere la letteratura pedante, oscurantistica e intangibile di pochi eremiti e reclusi per creare una letteratura popolare vivace.

È ovvio che tali affermazioni provocarono il malcontento generale sollevando un coro di critiche da parte dei letterati tradizionalisti; gli avversari accusavano Hu Shi di voler imbarbarire la lingua cinese con la pretesa di introdurre forme grammaticali straniere e creare orribili neologismi.
Hu Shi e Chen Duxiu chiedevano chiaramente che la letteratura fosse espressa non nella lingua classica  文言(wenyan) bensì nel dialetto contemporaneo 白话 (baihua), senza distinzioni di argomento o genere.
I dibattiti di “Gioventù Nuova” sull’opportunità di usare il baihua come veicolo per la letteratura continuarono anche nel 1918 inoltrato. Nella primavera di quell’anno la stessa rivista pubblicò il primo importante lavoro creativo scritto secondo le nuove direttive :il racconto “Diario di un pazzo”狂人日記Kuangren riji di Lu Xun. Questo racconto scritto in baihua non si era rifatto ai modelli della letteratura cinese, ma aveva tratto ispirazione da novelle straniere occidentali, in particolare di lingua russa.



[1] Qu Yuan era un nobile appartenente alla Cina antica che ricoprì un’alta carica a corte proprio in un momento in cui regno di Qu era impegnato a resistere alle mire espansionistiche del regno di Qin, siamo nella Cina del periodo avanti Cristo, la Cina degli Stati Combattenti. Qu Yuan sosteneva la necessità di adottare un comportamento intransigente nei confronti delle frequenti richieste di pace del governo di Qin, perché secondo lui, miravano solamente a spezzare il fronte comune costituito dagli altri stati con una serie di alleanze. Tale politica, però era osteggiata dal partito, i suoi nemici misero Qu Yun in cattiva luce e fu mandato in esilio. In seguito alle prime sconfitte subite, il re lo richiamò, ma Qu Yuan non riuscì ad imporre la sua politica e il re cadde nei tranelli del nemico e fu fatto prigioniero, morì subito dopo. Anche con il suo successore, Qu Yuan non ebbe fortuna e non riuscì a far prevalere la sua politica, disgustato da tutto ciò si tolse la vita annegandosi in un fiume. Qu Yuan è ricordato per il suo Li Sao (Incontro al dolore), un poemetto in versi in cui l’autore esprime il suo dolore per essere stata accusato ingiustamente e non aver potuto servire il sovrano nel momento del pericolo.
[2] Jia Yi ebbe una carriera brillante, è conosciuto come autore di saggi a carattere politico ed economico e appartente alla letteratura della dinastia Han. La sua carriera precipitò a causa dell’invidia dei cortigiani, a causa dei quali perdette il favore dell’imperatore. Indi per cui, fu trasferito come tutore prima del principe Changsha, poi di quello di Liang. Quest’ultimo fu così benevolo che quando morì, per il forte dolore Jia Yi volle seguirlo nella tomba.
Il periodo vissuto a Changsha fu un periodo particolarmente triste per l’autore il quale si recò sul fiume dove si annegò Qu Yuan per rendergli omaggio con fu.



 Bibliografia:

-Bertuccioli Giuliano, La letteratura cinese, Sansoni, Firenze 1968.
-Li Tian Yi, "Continuity and Change in Modern Chinese Literature", in Annals of the American Academy of Political and Social Science, Vol. 321,Contemporary China and the Chinese (Jan., 1959), pp. 90-99. 
- Hu Shih, The Chinese Renaissance, Chicago, University of Chicago Press, 1934, p. 44.



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